1858, Bradford, Inghilterra. 21 vittime e 200 persone avvelenate da caramelle alla menta piperita vendute da una bancarella del mercato e accidentalmente contaminate da arsenico durante la produzione.
William Hardaker, un venditore di dolciumi al Greenmarket di Bradford, aveva acquistato le caramelle da Joseph Neal, un produttore locale che abitualmente adulterava i suoi prodotti sostituendo parte dello zucchero della ricetta (all’epoca costoso) con del più economico gesso in polvere. La contraffazione di prodotti alimentari con sostanze più economiche era una pratica diffusa al tempo, e a tali sostanze venivano dati soprannomi come “duff”, “multum”, “flash” o “stuff”. Ma questa volta la farmacia che abitualmente forniva la sostanza per contraffare i dolci a Mr. Neal diede per errore del triossido di arsenico al posto del gesso.
Il triossido di arsenico è una polvere bianca e cristallina molto simile allo zucchero, ma senza odore né sapore. Gli operai stessi della fabbrica dolciaria avevano notato una colorazione insolita del prodotto durante la lavorazione; inoltre nei giorni successivi avevano accusato anche sintomi da avvelenamento con dolore alle mani, alle braccia e vomito. Nonostante ciò l’errore non fu individuato, anzi: la colorazione anomala delle caramelle, notata anche dall’acquirente Mr. Hardaker, fu il pretesto per uno sconto sull’acquisto della partita!
La tragedia passò alla storia come il «Bradford sweets poisoning» e segnò una vera e propria svolta per la legislazione sull’adulterazione dei prodotti alimentari e per la legislazione che regolava la vendita dei veleni in farmacia nel Regno Unito.
Non solo caramelle
Nonostante gli sforzi normativi del governo britannico, nel 1900 avvenne un altro scandalo alimentare legato all’arsenico, passato alla storia col nome di «English beer poisoning». In questo caso l’alimento contaminato era la birra ma, seppur con dinamiche diverse, l’ingrediente coinvolto nella contaminazione era ancora una volta lo zucchero. Si registrarono 70 decessi e più di 6.000 persone avvelenate.
Sarà forse da questi famosi scandali alimentari della storia inglese, oppure dal fatto di aver lavorato durante la prima guerra mondiale nel dispensario dell’ospedale di Torquay (UK), ma si narra che furono proprio le caratteristiche dell’arsenico a ispirare la scrittrice Agatha Christie per i suoi gialli. Come lei stessa ha affermato infatti «il veleno ha un certo fascino». Lo stesso fascino che ha ispirato la commedia americana «Arsenico e vecchi merletti» e la famiglia Borgia, che utilizzava l’arsenico come strumento per eliminare i propri rivali politici.
Fortunatamente, gialli e omicidi a parte, nell’Europa di oggi è poco probabile che accadano episodi di avvelenamento di massa con dinamiche simili ai due episodi inglesi. Tuttavia l’arsenico costituisce ancora un rischio alimentare, seppur basso, perché può arrivare a contaminare la catena alimentare come inquinante ambientale.
Ma che cos’è l’arsenico?
L’arsenico è un semimetallo, ovvero una sostanza chimica con proprietà intermedie fra quelle di un metallo e quelle di un non metallo. Può presentarsi in forma organica, ovvero contenente carbonio, oppure in forma inorganica, più tossica. Il metalloide può essere presente sia in natura che come conseguenza dell’attività dell’uomo. Può entrare nella catena alimentare contaminando gli alimenti attraverso l’acqua di falda inquinata o attraverso il terreno inquinato.
Può essere causa di avvelenamento acuto, caratterizzato da dilatazione dei capillari, aumento della loro permeabilità, grave ipotensione e alterazioni renali ed epatiche; ma può anche causare avvelenamento cronico, che si manifesta con calo dell’appetito, perdita di peso, disturbi cardiovascolari e gastrointestinali, congiuntiviti e ipercheratosi. Inoltre l’assunzione prolungata di acqua inquinata con un elevato contenuto di arsenico è stata associata a un aumento di neoplasie vescicali, polmonari e della pelle.
Quali sono gli alimenti più a rischio?
Per la popolazione adulta gli alimenti che oggi rappresentano la principale fonte di esposizione all’arsenico inorganico sono i prodotti lavorati a base di cereali, in modo particolare il pane e i panini di grano tenero. Altri alimenti che possono aumentare l’esposizione sono il riso, la birra, il latte e l’acqua potabile. Per i bambini, invece, le fonti principali sono il latte e i prodotti lattiero-caseari.
Tra tutti gli alimenti, il riso (in particolare quello integrale) è quello che presenta alcuni dei livelli più elevati di arsenico inorganico. Pesce e frutti di mare, in passato ritenuti una fonte importante di arsenico, sono stati invece recentemente rivalutati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), secondo cui la maggior parte dell’asenico rilevato nei prodotti ittici è il meno nocivo arsenico organico.
Il rischio è molto basso, grazie ai controlli su acqua e alimenti
Il rischio di avvelenamento da arsenico attraverso l’acqua di acquedotto è molto basso, in quanto i livelli di arsenico nelle acque potabili sono tali da non costituire un rischio per la salute e sono comunque monitorati e garantiti dai controlli effettuati dai servizi idrici. L’Unione Europea con la direttiva 98/83/CE ha stabilito infatti il limite di arsenico nelle acque potabili a 10 microgrammi per litro (µg/l), a cui possono fare eccezione le acque di Paesi caratterizzati da terreni vulcanici ricchi di minerali. In ogni caso eventuali anomalie o rischi per le persone verrebbero comunicate dalle autorità competenti.
Anche negli alimenti i tenori di questo elemento vengono controllati attraverso analisi dei produttori e delle autorità competenti preposte al controllo. Nel 2015 l’Unione europea ha emanato infatti il Regolamento (UE) 2015/1006, che ha stabilito i tenori massimi di arsenico inorganico nei prodotti alimentari, in particolare nel riso. Un eventuale accorgimento utile per ridurre ulteriormente il rischio quando si prepara del riso in casa, è quello di risciacquarlo accuratamente prima della bollitura o della cottura a vapore, oltre che bollirlo in abbondante acqua.
In generale, come per altri rischi alimentari di origine chimica, è utile:
- variare spesso la propria dieta;
- mantenersi informati e aggiornati consultando fonti autorevoli e istituzionali;
- acquistare gli alimenti attraverso canali di vendita convenzionali.
In questo modo siamo sicuri che chi produce e vende il prodotto ne garantisce anche la salubrità grazie all’esecuzione di analisi di laboratorio per verificare la presenza o meno di sostanze chimiche come l’arsenico. L’acquisto attraverso canali di vendita convenzionali inoltre ci garantisce anche la sorveglianza e il controllo da parte dell’autorità pubblica.
Riferimenti
- EFSA (2015). Sostanze chimiche negli alimenti 2015. Relazione annuale
- Nebbia C. (2009). Residui di farmaci e contaminazioni ambientali nelle produzioni animali. Edises
- Direttiva 98/83/CE
- Regolamento (UE) 2015/1006
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