Cadmio nelle verdure e nei cereali: la sindrome itai-itai

La sindrome itai-itai è apparsa per la prima volta nel 1912 in Giappone, dovuta all’avvelenamento di massa da cadmio degli abitanti della prefettura di Toyama. L’avvelenamento era causato dal rilascio di acque inquinate nei fiumi della zona da parte delle compagnie minerarie operanti nella montagna vicina alla città di Toyama. Le persone avvelenate soffrivano di una grave fragilità delle ossa e cedimenti renali, oltre che di forti dolori alla spina dorsale e alle ossa. Proprio a causa di questi dolori la popolazione locale battezzò questa malattia “sindrome itai-itai” ovvero “sindrome ahi-ahi”.

fiume Jinzu Giappone

La sindrome itai-itai è apparsa per la prima volta nel 1912 in Giappone, dovuta all’avvelenamento di massa da cadmio degli abitanti della prefettura di Toyama. L’avvelenamento era causato dal rilascio di acque inquinate nei fiumi della zona da parte di compagnie minerarie; l’acqua veniva assorbita dalle piante di riso e quindi dalle persone che se ne cibavano. (Fonte immagine: RESPITE / Wikimedia Commons)

Fino al 1946 la causa della sindrome non era chiara: si ipotizzava una malattia regionale o una infezione batterica. A partire dagli anni ’40 però vennero svolte delle indagini mediche che portarono nel 1961 ad accertarne la causa nell’inquinamento da cadmio, e individuare la compagnia mineraria Mitsui Mining & Smelting come la principale responsabile dell’inquinamento.

Nella zona l’attività estrattiva di metalli come oro, argento, piombo, rame e zinco era iniziata secoli prima, ma fu solo agli inizi del 1900 che aumentò notevolmente per la maggiore richiesta di questi metalli dovuta alle due guerre mondiali e all’importazione di nuove tecnologie minerarie dall’Europa. Fra il 1910 e il 1945 l’azienda mineraria scaricò quindi nel vicino fiume Jinzù e nei suoi affluenti acque inquinate da cadmio dovute all’estrazione mineraria.

Il fiume però era la principale risorsa idrica della popolazione, che lo utilizzava per bere, lavare, pescare e irrigare i campi di riso. Il cadmio e altri metalli iniziarono ad accumularsi sul fondale del fiume e a causa dell’inquinamento delle acque i pesci iniziarono a morire e le risaie a non crescere bene. L’acqua contaminata usata per irrigare veniva assorbita dalle piante di riso insieme al cadmio, che in questo modo si trasferiva dalle piante alle persone che se ne cibavano, accumulandosi nel loro organismo.

Il cadmio, un metallo pesante

cadmio, metallo pesante

Il cadmio è un metallo pesante che forma vari composti, di cui alcuni tossici. la sua presenza ad alte concentrazioni nell’ambiente deriva soprattutto dall’inquinamento: si possono trovare nel suolo o nelle acque vicino a zone industriali, oppure vicino a strade ad alta percorrenza, oppure ancora nei terreni agricoli fertilizzati.

Il cadmio è un elemento chimico presente in tracce nella crosta terrestre; è un metallo malleabile di color bianco argenteo. Reagisce facilmente con altri elementi e forma vari composti, di cui alcuni tossici.

Si trova raramente nella sua forma pura: la forma minerale è il solfuro di cadmio, e i due composti che si dissolvono facilmente in acqua sono il solfato e il cloruro di cadmio.

Anche se di origine naturale la sua presenza ad alte concentrazioni nell’ambiente deriva soprattutto dall’inquinamento di alcuni processi industriali e determinate attività dell’uomo come l’estrazione, la raffinazione e la lavorazione di metalli non ferrosi, la produzione e l’applicazione di fertilizzanti a base di fosfati, la produzione di batterie e vernici, l’uso di combustibili fossili, l’incenerimento e lo smaltimento di rifiuti.

Dopo essere stato emesso nell’aria, il metallo si disperde nell’ambiente circostante inquinandolo. I livelli di inquinamento più alti si possono trovare nel suolo o nelle acque vicino a zone industriali, oppure vicino a strade ad alta percorrenza a causa dello scarico delle automobili, oppure ancora nei terreni agricoli fertilizzati.

Riesce anche a percorrere grandi distanze trasportato dal vento e dall’acqua.

Quali sono gli alimenti più a rischio…

spinaci, riso e spezzatino di carne

Successivamente all’inquinamento del suolo, dell’aria o delle falde acquifere, il cadmio può entrare nella catena alimentare. Gli alimenti più a rischio sono verdure a foglia larga come spinaci e cespi d’insalata, ma si può trovare anche in semi oleaginosi, molluschi, crostacei e carni di animali terrestri.

L’uomo può essere esposto a questo rischio attraverso vie diverse: l’inalazione di polveri e fumi emesse dalle industrie, il fumo attivo o passivo di sigaretta (il cadmio può essere presente nelle foglie di tabacco, che lo assorbono dal suolo) e la via alimentare.

Il metallo infatti, successivamente all’inquinamento del suolo, dell’aria o delle falde acquifere, può entrare nella catena alimentare: si lega con la materia organica, viene assorbito prima dai vegetali e dalle colture agricole, quindi dagli animali e dall’uomo.

Gli alimenti più a rischio sono verdure a foglia larga come spinaci e cespi d’insalata, ma anche cereali e patate oltre che i semi oleaginosi. Il cadmio può inoltre accumularsi negli organismi acquatici, specialmente in molluschi e crostacei; ma anche nel fegato e nei reni degli animali terrestri.

In Europa mediamente le persone che seguono una dieta onnivora assumono con gli alimenti circa 2-3 microgrammi (µg) di cadmio per chilo di peso corporeo a settimana; a causa del maggior consumo di vegetali e frutta a guscio però nei vegetariani il livello è maggiore.

… e come proteggersi

Con il Regolamento (CE) 1881/2006 l’Unione Europea ha stabilito i limiti massimi di cadmio che possono essere presenti negli alimenti senza che questi provochino un danno a breve o lungo termine per la salute dei consumatori. Rigidi controlli vengono svolti sistematicamente dai produttori e dalle autorità competenti sia all’arrivo dei prodotti alla frontiera che durante le fasi precedenti la commercializzazione proprio per garantire ai consumatori il rispetto di tali limiti.

In generale, come per altri rischi alimentari di origine chimica, è utile:

  • variare spesso la propria dieta;
  • mantenersi informati e aggiornati consultando fonti autorevoli e istituzionali;
  • acquistare gli alimenti attraverso canali di vendita convenzionali.

In questo modo siamo sicuri che chi produce e vende il prodotto ne garantisce anche la salubrità, grazie all’esecuzione di analisi di laboratorio per verificare la presenza o meno di sostanze chimiche come il cadmio. L’acquisto attraverso canali di vendita convenzionali inoltre ci garantisce anche la sorveglianza e il controllo da parte dell’autorità pubblica.

Riferimenti

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