Nel 1956 in Giappone viene scoperto l’avvelenamento da mercurio degli abitanti della Baia di Minamata, dovuto al rilascio di acque reflue inquinate da parte dell’industria chimica Chisso Corporation.
Le acque inquinate avevano depositato il metallo sul fondale della baia, da cui in seguito era stato assorbito da pesci, crostacei e molluschi alla base della dieta dei pescatori e degli abitanti della zona.
Dapprima i pescatori e poi anche il resto della popolazione iniziò a manifestare i sintomi di quella che prenderà il nome di malattia di Minamata ovvero:
- progressiva perdita del coordinamento muscolare,
- alterazione della sensibilità degli arti, indebolimento del campo visivo,
- perdita dell’udito, difficoltà ad articolare le parole,
- disordine mentale,
- paralisi,
- nei casi più gravi coma e morte nell’arco di alcune settimane dai primi sintomi.
Lo sversamento della fabbrica, iniziato nel 1932, si protrasse fino al 1968 perché l’azienda negò non solo la propria responsabilità per l’accaduto, ma anche l’utilizzo dell’elemento chimico.
Inoltre, nonostante dopo il 1968 l’azienda abbia smesso di sversare le acque inquinate nella baia, il danno ambientale e le conseguenze sulla salute degli abitanti della zona e i loro discendenti permangono ancora oggi.
Il mercurio, un metallo pesante
Il mercurio è un elemento chimico, componente naturale della crosta terrestre. È un metallo pesante color argento ed è l’unico metallo che è possibile trovare allo stato liquido a temperatura ambiente. Anche se di origine naturale, la sua presenza e alta concentrazione nell’ambiente deriva soprattutto dall’inquinamento dovuto ad alcuni tipi di processi industriali e a determinate attività dell’uomo.
Come tutti i pericoli chimici anche il mercurio, se introdotto nel nostro organismo ad alte concentrazioni e per tempi prolungati, risulta tossico. L’introduzione può avvenire per inalazione, ingestione o per semplice contatto.
Due sono le forme in cui esiste in natura:
- mercurio inorganico (mercurio metallico e sali di mercurio);
- mercurio organico (tra cui il metilmercurio).
Il mercurio inorganico metallico veniva impiegato in passato per strumenti di misurazione come termometri, barometri e manometri. Veniva utilizzato anche come materiale odontoiatrico per otturare denti cariati, come componente di batterie e di alcune tipologie di lampadine.
In medicina, il cloruro mercuroso (sale di mercurio) veniva utilizzato come disinfettante locale, diuretico e lassativo.
Disperso nell’ambiente e in particolare in acqua, il mercurio metallico e quello inorganico possono essere trasformati ad opera di batteri e altri organismi in forma organica di metilmercurio, ovvero la forma più pericolosa per l’uomo, perché viene assorbita e accumulata dagli organismi viventi come pesci, molluschi e crostacei.
Quali sono gli alimenti più a rischio e come proteggersi?
Gli alimenti più a rischio mercurio sono quindi i prodotti ittici; in particolare i pesci predatori di grossa taglia come pesce spada, tonno, merluzzo, luccio e squalo possono contenere maggiori concentrazioni rispetto ai pesci più piccoli. Ciò è dovuto al fatto che nella forma di metilmercurio, il metallo tende ad accumularsi negli organismi animali e aumentare la sua concentrazione a ogni successiva fase predatoria, via via che si risale la catena alimentare.
Con il Regolamento (CE) 1881/2006 l’Unione Europea ha stabilito i limiti massimi di mercurio che possono essere presenti negli alimenti senza che questi provochino un danno a breve o lungo termine per la salute dei consumatori. Rigidi controlli vengono svolti dai produttori e dalle autorità competenti, sia all’arrivo dei prodotti alla frontiera sia durante le fasi precedenti la commercializzazione proprio per garantire ai consumatori il rispetto di tali limiti e quindi un prodotto sicuro.
In virtù delle proprietà nutritive del pesce, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) suggerisce il consumo almeno 2-3 volte a settimana e, a ulteriore precauzione contro questo rischio, consiglia di variare le specie consumate limitando quelle sopracitate, soprattutto per particolari categorie di consumatori come bambini e donne in gravidanza o allattamento.
In generale, come per gli altri rischi alimentari di origine chimica, è utile:
- variare spesso la propria dieta;
- mantenersi informati e aggiornati sulle eventuali allerte alimentari consultando fonti autorevoli e istituzionali;
- acquistare gli alimenti attraverso canali di vendita convenzionali.
In questo modo siamo sicuri che chi produce e vende il prodotto ne garantisce anche la salubrità, grazie all’esecuzione di analisi di laboratorio per verificare la presenza o meno di sostanze chimiche come il mercurio. L’acquisto attraverso canali di vendita convenzionali inoltre ci garantisce anche la sorveglianza e il controllo da parte dell’autorità pubblica.
Riferimenti
- Istituto Superiore di Sanità. Mercurio (isssalute.it)
- Istituto Superiore di Sanità. Tutto il pesce è pieno di mercurio? (isssalute.it)
- Regolamento (CE) n. 1881/2006. Tenori massimi di alcuni contaminanti nei prodotti alimentari
- EFSA (2015) Statement on the benefits of fish/seafood consumption compared to the risks of methylmercury in fish seafood
- Gallina A., Caburlotto G., Arcangeli G. (2013). Prodotti della pesca e dell’acquacoltura freschi e lavorati. Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
- Nebbia C. (2009). Residui di farmaci e contaminanti ambientali nelle produzioni animali. Edises
- Wikipedia, Minamata disease
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